Fino alla fine by Helga Flatland

Fino alla fine by Helga Flatland

autore:Helga Flatland [Flatland, Helga]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-08-02T11:30:29+00:00


12

Getto in valigia pantaloni e maglioni presi a caso, biancheria intima e calze per almeno un paio di settimane, tiro fuori scarponi da sci e scarpe da ginnastica, con la Pasqua alta è impossibile viaggiare con il bagaglio leggero e ponderato. Senza pensarci troppo scrivo un messaggio a mia madre, chiedendole se le piste siano percorribili. Nel momento stesso in cui lo invio, me ne pento. La caotica normalità di fare le valigie per una vacanza pasquale con Viljar e Aslak ha cancellato per qualche minuto la consapevolezza che questa non è la solita valigia per la solita Pasqua, la paura di ciò che troveremo; anzi, troverò.

Prendo il vestito nero, esito, poi lo metto in valigia. Lo tiro fuori. Lo rimetto dentro. Lo tiro fuori, lo appendo nell’armadio, richiudo l’anta scorrevole. Controllo il telefono, mia madre non ha ancora risposto. Rimetto il vestito nella valigia e la chiudo.

Aslak è già in auto, sul vialetto d’accesso, con Viljar seduto sul seggiolino, immerso nel suo iPad. Tiene il motore acceso in maniera eloquente, mi sorprende questa sua audacia, proprio davanti a Mia, ma da Natale si è gradualmente irrigidito nei suoi confronti, soprattutto dopo aver scoperto che sono andata da Jens.

Ma perché non gliel’ho detto?, ho pensato quando lui, pochi giorni dopo la mia visita a Jens, me ne ha chiesto ragione; non sapevo neppure io come giustificarmi. Ultimamente faccio più fatica a trovare buone spiegazioni ai miei comportamenti, pensieri, pareri. Non che finora io non abbia mai nascosto nulla ad Aslak, o non gli abbia mai mentito (la concezione romantica che lui ha dei presupposti della nostra relazione è già di per sé una menzogna, o se non altro un’esagerazione), è solo che non riesco a rimettermi sul binario, a ritrovare le mie vecchie rotaie. I confini di un tempo sono sfumati, hanno perso importanza.

Lui, per una volta, si è arrabbiato per davvero.

«Ma perché te la prendi tanto?», gli ho chiesto. «Dovevo pur parlargli, visto che dava a Mia informazioni distorte su mia madre, e non oso immaginare su cos’altro. Lo sai che in gennaio le ha consigliato di farsi fare un certificato di malattia per quella distorsione alla caviglia?», ho proseguito, alzando gli occhi al cielo.

Ma lui non ha abboccato all’amo. «Questo è un argomento falso. Io me ne sbatto, di quello che lui racconta a Mia», ha detto, ma non è affatto vero, e mi sono resa conto che uno dei motivi per cui non si arrabbia quasi mai è proprio questo: sa benissimo che nelle liti dice cose stupide e illogiche.

«Te ne sbatti di quello che lui racconta a Mia?», gli ho fatto eco, cogliendo il destro per guadagnare tempo.

«Ma no, certo che no», ha risposto lui. «Ma il punto non è questo, il punto è che non mi hai raccontato che saresti andata da lui».

«Ma perché non era niente d’importante», ho ribattuto io, e per fortuna sono riuscita a trattenermi dal dirgli che di sicuro la cosa non riguardava lui.

«Ah, sei tu a decidere cos’è importante per me?».



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